Legge 104: come gestire l’assistenza al malato

Fonte:legge per tutti

Svolta della Cassazione: non è più obbligatorio assistere tutto il giorno il familiare invalido. Via libera al dipendente che ha bisogno di dedicare del tempo ad attività personali.

Fino a poco tempo fa, l’interpretazione della legge 104 del 1992, era molto rigida: chi aveva un parente da accudire, durante il permesso retribuito, doveva stare tutto il giorno con il proprio caro. Anche di notte. Il rischio licenziamento era alto se il dipendente veniva sorpreso a passeggiare, magari solo per distrarsi o fare la spesa. Situazione che, obiettivamente, poteva ben capitare a chi aveva l’onere di aiutare – tutto il giorno – un familiare in difficoltà.

L’ultimo orientamento della Cassazione [1], invece, ha cambiato le carte in tavola aprendo alla possibilità di dedicare del tempo anche alla propria persona. Ed è infatti normale pensare di riposarsi nell’arco delle 24 ore. Pensiamo a due aspetti. Il primo: quando il parente che deve assistere la persona malata lavora, ha tutti i momenti della giornata occupati. Infatti, impiega una parte del tempo al lavoro e l’altra parte ad assistere il parente malato. Quindi, gli spazi per la vita personale, oppure anche per svolgere normali faccende casalinghe, sono prossimi allo zero. Ma la stessa cosa vale quando il lavoratore prende il permesso retribuito per essere d’aiuto al caro con problemi. Il tempo da impiegare per questioni personali o anche di normale menage domestico, resta comunque assai limitato. E, quindi, anche se i permessi dal lavoro sono stati pensati soprattutto per aiutare la persona malata, la recente sentenza della Suprema corte ha voluto considerare anche le difficoltà del parente che assiste. Senza però chiudere un occhio nei confronti di chi dei permessi retribuiti ne fa un uso distorto.

Legge 104: posso uscire di casa se ho chiesto un permesso retribuito?

Come abbiamo appena spiegato, l’ultima sentenza della Corte di Cassazione [Cass. sent. n. 54712/16 del 23.12.16.], rappresenta una svolta in relazione alla possibilità di ritagliarsi del tempo durante il periodo di assistenza del proprio caro. Questo, però, non vuol dire che sia possibile abusarne. Purtroppo, molte volte, questo strumento socio-assistenziale, è stato usato per sbrigare faccende personali o, addirittura, per andare in vacanza.

La Cassazione, nella sua ultima sentenza, ha considerato entrambe le facce della stessa medaglia. Per cui, la finalità dei permessi retribuiti resta comunque quella di «favorire l’assistenza alla persona affetta da handicap grave in ambito familiare». Ma allo stesso tempo tiene conto delle esigenze di chi deve assistere: «I permessi servono a chi svolge quel gravoso compito di assistenza a persona handicappate, di poter svolgere un minimo di vita sociale, e cioè praticare quelle attività che non sono possibili quando l’intera giornata è dedicata prima al lavoro e, poi, all’assistenza. Ma, è ovvio che l’assistenza dev’esserci».

Quindi, è bene ribadirlo, va bene programmare gli impegni, ma guai a scambiare i permessi retribuiti come un’alternativa alle ferie.

Cosa succede se abuso dei permessi 104?

Le conseguenze possono essere gravi. Si rischia il licenziamento e una denuncia per truffa ai danni dello Stato. Misure severe? Probabilmente no. Abbiamo già detto che non sono pochi i dipendenti che hanno fatto un uso distorto dei permessi e, per questo, è bene ribadire cosa è un permesso retribuito: strumento socio-assistenziale che consente di assentarsi dal lavoro senza perdere la retribuzione. Il permesso, a differenza delle ferie, viene chiesto al datore di lavoro con poco o nessun preavviso perché serve al dipendente per risolvere particolari situazioni.

Ed allora giova sottolineare che l’abuso dei permessi retribuiti relativi alla legge 104, non comporta solo il licenziamento, ma il licenziamento in tronco (per giusta causa), quindi, senza preavviso. Perché la sanzione è così pesante? Perché tra lavoratore e datore di lavoro deve esserci un rapporto di fiducia. Sostenere di assentarsi per assistere un parente malato e allontanarsi, invece, per una gita al mare, rompe un elemento chiave del rapporto tra dipendente e datore di lavoro che è, appunto, la fiducia.

Della denuncia per truffa ai danni dello Stato ne abbiamo parlato nell’articolo Permessi 104: se usati come ferie è truffa. In questa sede mettiamo in evidenza che una denuncia del genere è soggetta alla procedibilità d’ufficio. Mentre il licenziamento è discrezionale, è infatti l’azienda che decide come affrontare la questione con il dipendente, il procedimento penale è obbligatorio. Una volta scattato il licenziamento, l’Inps è obbligata alla denuncia. I dipendenti dell’Istituto di previdenza potrebbero chiudere un occhio? No. Si tratta di pubblici ufficiali che vengono a conoscenza del reato nell’esercizio delle proprie funzioni. L’autorità giudiziaria, quindi, persegue il colpevole appena acquisisce la denuncia. Si tratta di un’azione irrevocabile, che non è possibile interrompere.

Abuso dei permessi 104: le sanzioni dell’Inps

Ma c’è di più. In caso di abuso dei permessi retribuiti, l’Istituto di previdenza provvederà a revocarli e a recuperare tutte le prestazioni erogate.