Dipendente assente per malattia: oltre alla visita di controllo che può fare il datore?

FONTE:LEGGEPER TUTTI

Malattia, permessi legge 104 e congedi parentali utilizzati impropriamente: il

datore di lavoro può utilizzare le foto postate dal dipendente per licenziarlo?

 Se il dipendente, assente per malattia, posta su Facebook foto che lo vedono ritratto in discoteca con gli amici, che può fare il datore di lavoro oltre a inviargli la visita di controllo dell’Inps? Se l’azienda è consapevole che, oltre l’orario di reperibilità, il malato esce di casa e va in giro a godersi i giorni di permesso, può licenziarlo?

 Il problema del controllo dei lavoratori negligenti sul lavoro, che abusano di permessi e della malattia per scopi differenti da quelli stabiliti dalla legge, è entrato prepotentemente nelle aule dei tribunali. Non pochi giudici – Cassazione compresa – si sono trovati a decidere delle sorti del posto di lavoro di chi ha sfruttato i permessi della legge 104 per prendere una pausa dal ritmo frenetico dell’ufficio o di chi ha utilizzato un prolungamento della malattia per fare ponte e partire per un viaggio di piacere.

L’indirizzo unanime, comunque, è quello di ritenere una giusta causa di licenziamento (in tronco quindi, senza bisogno del preavviso), anche l’utilizzo improprio di poche ore di permesso o malattia: questo perché non è tanto il danno all’azienda che l’assenza provoca quanto piuttosto la lesione di quel rapporto di fiducia che necessariamente deve esserci con l’azienda. “Mi hai detto una bugia? E io, solo per questo, ti rispedisco a casa!”: è sostanzialmente questa la linea dura sposata dai datori di lavoro e condivisa anche dai giudici.

Il punto però è l’individuazione degli strumenti in mano alle imprese e agli enti pubblici per scoprire le bugie dei dipendenti. Di questo parleremo nel corso dell’articolo, cercando di chiarire se, oltre ai mezzi per così dire “tradizionali”, l’imprenditore ha anche altre vie per punzonare il dipendente.

  La malattia e la visita controllo dell’Inps

Sicuramente, nel caso della malattia, la prima cosa che può fare il datore di lavoro è inviare il medico dell’Inps per la visita di controllo. Visita, però, che si può compiere solo entro determinati orari, secondo l’obbligo di reperibilità previsto per legge (ossia, per i dipendenti pubblici, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18; per i dipendenti privati, invece, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19).

 Ma che succede se il dipendente esce fuori di casa dopo la reperibilità? La legge non impone al lavoratore di restare confinato nel proprio domicilio tutte le 24 ore fino a guarigione completata. Difatti la cosiddetta “reperibilità” non è stata creata per garantire la pronta guarigione o per verificare che davvero il dipendente non possa recarsi al lavoro; essa ha solo la funzione di consentire al medico dell’Inps di effettuare il controllo e, quindi, facilitarlo nel compito. Si tratta, dunque, di un dovere di collaborazione con l’amministrazione.

Pertanto, anche se la malattia sia fondata, il malato può benissimo, fuori dagli orari della visita fiscale, uscire di casa, andare in discoteca, scattarsi delle fotografie e postarle su Facebook. Il datore non potrebbe neanche chiedere – almeno secondo alcuni giudici – una visita fiscale tutti i giorni poiché ciò comprimerebbe eccessivamente la libertà di movimento del lavoratore.

 Tuttavia, il comportamento tenuto dal dipendente durante la malattia può essere ugualmente valutato dall’azienda – a prescindere dal rispetto della reperibilità nei confronti del medico fiscale – come causa di licenziamento se, così facendo, egli pregiudica la sua pronta guarigione. Il che significa, in termini pratici, che se questi è assente per una febbre e ciò nonostante la sera esce con gli amici, magari aggravandosi, egli può essere licenziato. Allo stesso modo, chi sia affetto da una lombosciatalgia e venga visto guidare l’auto – attività che, si sa, comporta una ulteriore pressione sul nervo sciatico – sarebbe parimenti colpevole.

 Per rispondere, in conclusione, alla domanda posta in partenza: il datore di lavoro non ha altri strumenti al di là della visita fiscale per costringere il dipendente a rimanere a casa; tuttavia, qualora ciò non avvenga e quest’ultimo pregiudichi la sua guarigione può essere ugualmente licenziato.

 Come dimostrare che il lavoratore malato esce di casa?

È chiaro che il datore di lavoro, che voglia procedere in tali casi al licenziamento, dovrà anche dimostrare l’attività del dipendente incompatibile con la malattia. A tal fine, i mezzi di prova possono essere ampi: l’investigatore privato è quello che, negli ultimi tempi, va più di moda. Ma anche la testimonianza o la fotografia scattata dal collega. E anche lo scatto postato su Facebook dallo stesso dipendente poco accorto. Sono tutte prove utilizzabili nel caso di una contestazione del licenziamento.

 Stesso discorso vale nell’ipotesi di abuso dei permessi della legge 104 o di utilizzo dei congedi parentali per finalità differenti da quelle di accudire la prole.