Residenza dove non si vive: possibile?
FONTE:LEGGE PER TUTTI DI L’AUTORE: Carlos Arija Garcia
Si può eleggere un domicilio per lavoro o studio in una città diversa da quella in cui ha la residenza. Ma solo qui arriveranno le comunicazioni ufficiali.
Dove si abita? Dove si ha la residenza o dove si elegge il proprio domicilio? Ed è possibile averli entrambi o se si vive da una parte bisogna cancellare la residenza dall’altra?
Tra residenza e domicilio non sempre si hanno le idee molto chiare. La differenza è sostanziale, anche da un punto di vista giuridico. Quindi, cerchiamo di distinguerli e vediamo se avere la residenza dove non si vive è possibile.
Indice
1 Che cos’è la residenza 2 Che cos’è il domicilio 3 Quindi è possibile avere la residenza dove non si vive? o 3.1 Vivere in un luogo diverso dalla residenza per lavoro o per studio 4 Quando trasferire la residenza o 4.1 Come chiedere il cambio di residenza
Che cos’è la residenza
Detto in termini estremamente sintetici, la residenza è il luogo in cui una persona fissa la propria dimora abituale [Art. 43 cod. civ.]. Un luogo che dovrà essere registrato presso l’ufficio anagrafe del Comune di residenza, appunto, e che, proprio per questo, diventa la «residenza anagrafica» di un cittadino.
Con quali conseguenze?
Avere la residenza in un Comune permette di:
ottenere dei certificati anagrafici; accedere ai servizi demografici; determinare le competenze territoriali degli organi giudiziari e sapere qual è il Tribunale competente ai fini dell’adozione; sapere dove devono essere consegnati determinati atti; iscriversi alle liste elettorali.
Inoltre, nel Comune in cui viene fissata la residenza anagrafica è possibile esporre le pubblicazioni di matrimonio e celebrare le nozze.
Che cos’è il domicilio
Lo stesso articolo del Codice civile recita che il domicilio è il luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi. Può non coincidere con la residenza, cioè con il luogo in cui hanno sede gli interessi familiari di un cittadino. Se ne deduce che, nella maggior parte dei casi, il domicilio è una dimora temporanea, anche se non esiste un limite entro il quale abbandonare un domicilio diverso dalla residenza.
Quindi è possibile avere la residenza dove non si vive?
Non sempre è consigliabile (per una questione di comodità), ma tecnicamente avere la residenza dove non si vive è possibile.
Come abbiamo detto, fissare la residenza anagrafica significa dire ad un Comune e allo Stato dove si ha la dimora abituale, nel senso che il cittadino dà alle istituzioni un suo punto di riferimento fisso. Qui arriveranno gli atti giudiziari, le raccomandate, ecc. Qui si dovrà andare a votare in caso di elezioni o referendum.
Altra cosa è che si viva materialmente in quella casa
Facciamo qualche esempio.
Vivere in un luogo diverso dalla residenza per lavoro o per studio
Vivo a Milano, in una casa di proprietà. Come giornalista, vengo trasferito da settembre a giugno a Roma per motivi di lavoro. A questo punto, posso affittare un appartamento nella Capitale e stabilire lì il domicilio senza spostare la residenza. Continuerò a ricevere atti giudiziari o raccomandate a Milano, mentre nel mio domicilio di Roma mi può arrivare della posta ordinaria, oltre, naturalmente, alle bollette da pagare.
Lo stesso vale per lo studente di Potenza che decide di frequentare l’università a Milano, sia per la triennale sia per la magistrale. Cinque anni (si spera siano solo cinque, almeno di studio) in cui abiterà nel capoluogo lombardo, volendo, senza spostare la residenza, ma soltanto eleggendo un domicilio a Milano.
Quando trasferire la residenza
Sia il giornalista, sia lo studente possono avere l’opportunità di restare più a lungo oppure definitivamente nella città in cui oggi hanno soltanto il domicilio. A questo punto, possono decidere di trasferire la residenza in quella città, se non altro per una questione di comodità: avranno un unico punto di riferimento per qualsiasi comunicazione debbano ricevere e potranno, inoltre, godere delle agevolazioni previste, ad esempio, nel caso debbano ristrutturare una casa.
Il cambio di residenza è gratuito
Per poter trasferire la residenza bisogna essere maggiorenni. Nel caso in cui a spostarsi sia un intero nucleo familiare, all’interno ci deve essere una persona maggiorenne che si prende la responsabilità delle altre persone su cui esercita tutela.
Inoltre, il cittadino deve essere iscritto all’anagrafe della popolazione residente presso un altro Comune italiano o presso l’anagrafe degli italiani residenti all’estero (nel caso una persona residente, ad esempio, a Parigi, voglia trasferire la residenza in Italia).
Infine, non deve essere iscritto all’anagrafe nelle liste di irreperibilità dell’anagrafe delle persone residenti in Italia.
Come chiedere il cambio di residenza
Per fissare la residenza dove non si vive o trasferirla nel posto in cui si decide di restare, il cittadino deve recarsi presso l’ufficio anagrafe del nuovo Comune, compilare la dichiarazione di residenza e presentarla di persona oppure via fax, via e-mail, via posta elettronica certificata (Pec) oppure tramite una raccomandata a/r.
Nel caso si scelga la via telematica, è necessario sottoscrivere la dichiarazione con firma digitale oppure utilizzare la carta d’identità elettronica.
Alla dichiarazione occorre allegare un documento d’identità del richiedente e di tutte le persone che compongono il nucleo familiare, oltre alla documentazione che certifica la natura ed il titolo dell’abitazione in cui fissa la residenza: se di proprietà o in affitto, se prima casa, se c’è un preliminare di vendita, ecc. Tutti requisiti che verranno accertati dal Comune in cui si chiede la residenza entro 45 giorni dalla presentazione della domanda.
Residenza dove non si vive: possibile?
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