Buoni pasto digitali per la spesa o il cellulare: come funzionano

Fonte:legge per tutti

I vecchi ticket restaurant cartacei sono ora elettronici. Alcuni possono essere utilizzati al supermercato, al bar o per ricaricare il telefonino. E sono anche deducibili.

 Buoni pasto, pasti buoni. Al bar, al ristorante o anche al supermercato. E se avanzano i soldi, ci ricarichi pure il telefono. I buoni pasto elettronici 2016 sono diventati più pratici e più convenienti. Sostituiscono i vecchi ticket restaurant cartacei che ogni mese, in un carnet, l’azienda (quella generosa) consegnava ai dipendenti. Sono diventati un tesserino di plastica simile al bancomat o alla carta di credito. Un tesserino sul quale viene accreditato l’importo mensile destinato al dipendente per rifocillarsi nella pausa pranzo. Il lavoratore, però, può decidere in alcuni casi se utilizzare quel credito per mangiare solo lui o tutta la famiglia (ovviamente entro certi limiti, all’aragosta quotidiana forse non ci si arriva), per portare moglie e figli alla tavola calda o per ricaricare il cellulare nel caso fossero tutti a dieta ferrea.

  Buono pasto elettronico: come funziona

Il buono pasto elettronico altro non è che un tesserino con banda magnetica sulla quale l’azienda accredita al dipendente l’importo spettante dei ticket. Una card da usare come un bancomat o una carta di credito. In sostanza, anziché strappare ogni giorno un ticket dal blocchetto consegnato mensilmente dall’azienda, si presenta il tesserino elettronico munito di microchip. Viene introdotto nel POS e l’importo è scalato dal credito accumulato. Il tutto grazie ad un preventivo accordo stipulato tra l’azienda e la società che eroga questo tipo di servizio per motivi di comodità o di trasparenza.

Un accordo che prevede l’importo di ciascun buono pasto (ecco perché l’aragosta non è prevista, a meno di eccezionali benefit culinari). La società che eroga il servizio provvede, a questo punto, all’emissione della card. Il dipendente viene anche informato dell’elenco dei negozi convenzionati al servizio e può cominciare a utilizzare l’importo disponibile. Alla cassa del self service o a quella del supermercato. Il POS si collega al server dell’azienda e scala l’ammontare della spesa dal saldo accumulato dal dipendente.

 Buoni pasto digitali: spesa conveniente per tutti

Il buono pasto elettronico non garantisce uno sconto sul prezzo della mozzarella o dei pannolini. La convenienza, piuttosto, la garantisce lo Stato. Sia per il dipendente, sia per l’azienda. Quest’ultima beneficia dei vantaggi sulla mancata emissione e stampa dei ticket cartacei (costo inutile al giorno d’oggi). Inoltre, i dati e gli importi viaggiano sul POS e i costi sono detraibili con IVA al 4%, oltre che totalmente deducibili.

Il dipendente (cioè il consumatore) cosa ci guadagna? La deducibilità del buono pasto digitale è passata da 5,29 euro a 7 euro al giorno. Quindi, i ticket non concorrono a fare reddito di lavoro fino a quella cifra. Se poi uno vuole l’aragosta…

 È concessa anche l’esenzione fiscale e previdenziale del buono pasto elettronico e la detraibilità IVA in questi termini:

  • Per le aziende IVA al 4%: L’imposta sul valore aggiunto è integralmente detraibile dall’azienda per i buoni pasto elettronici ma non per i ticket restaurant cartacei.
  • Per i liberi professionisti: La detrazione IVA sui buoni pasto elettronici è pari al 10%, per cui è possibile scaricare dalla dichiarazione dei redditi il 75% delle spese e integralmente l’IVA al 10%, fino al massimo importo pari al 2% del fatturato, come succede con le spese di albergo, trasferte, ecc.
  • Per le persone giuridiche IRES: i buoni pasto sono deducibili al 100% siano essi cartacei che emessi in modalità elettronica. Sono ritenuti, infatti, un “servizio sostitutivo di mensa”.

 Buoni pasto elettronici per ricaricare il cellulare 

E se invece del dipendente è il cellulare ad avere fame? Ci sono delle società che emettono dei buoni pasti elettronici e che sono convenzionate con negozi, supermercati o, addirittura, con operatori telefonici. E’ il caso di Postepay Lunch, utilizzabile nei locali di ristorazione o nei negozi convenzionati (non necessariamente alimentari) e con la quale è possibile ricaricare il cellulare. A patto che nemmeno lo smartphone abbia voglia di aragosta.